Page 9 - Antonio Canova
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Perchè nulla vada perduto

                     di Marzio Dall’Acqua

“Voglio raccontarti una parola del divino Canova; la
quale so che andrebbe indebitamente perduta (tanto è
la cautela oggi dello scrivere) se io non la ripetessi.
Era il tempo che tutto tremava di Napoleone; e Canova
altamente sicuro nel suo studio, parlando con certi
forestieri, mostrava loro alcuni suoi lavori. Non
lontano da lui parlava con altri Luciano [Bonaparte,
fratello dell’imperatore]; ai quali (non credendo essere
udito dal Canova) lo additava ragionando:
‘E crediatemi che non gli parrebbe da invidiare
l’imperatore’. Lo intese il Canova; e voltandosi con
quella subitezza, con quegli occhi e con quel piglio
tutto suo (che non si possono descrivere) gli disse
‘Certamente, poiché non feci mai piangere nessuno’”.

(Pietro Giordani, Prose inedite preceduto
da alcune notizie sulla vita e sulle opere
dello stesso scritte da Carlo Malaspina,
Parma, Tipografia Rossetti, 1848, p.12)

Un aneddoto poco noto che poniamo come incipit ad
un libro, non meno raro e prezioso, accomunati dalla
dispersione della memoria nel trascorrere del tempo,
sotto l’incalzare degli eventi, nel succedersi delle
generazioni, nel perire, per indifferenza, per
superamento di modi, per evoluzioni di idee e di
linguaggi, del tessuto che ha tramato una vita, della
rete minuta fatta di quotidianità, di relazioni e di
intenti, che ha costituito l’ordito dei giorni e delle
opere. Rimangono solo alcuni ricordi, alcuni
capolavori, come nel caso di Canova, notissimi che
ancora ne assicurano la fama e la meraviglia.
Ebbene questo libro dedicato a Canova pubblica una
serie di documenti, raccolti con diligenza e pazienza

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